Il robot è in genere una macchina autonoma che prende decisioni, da ciò la necessità di capire come avviene l’interazione con l’essere umano. La robotica nelle sue prime realizzazioni è stata oggetto di applicazioni industriali, macchine in grado di ripetere all’infinito lo stesso tipo di compito. Fino al 2004 le parole “robot” e “human-robot interaction” non erano incluse nelle aree di interesse del CHI, conferenza autorevole del settore interazione uomo-macchina.
Dal 2004 comincia a sorgere l’interesse per questa disciplina, in realtà la robotica ha una storia più antica, le prime tecnologie robotiche cominciano ad essere sviluppate tra le metà e la fine degli anni ’20 del novecento. Il termine robot ha radici antiche, la parola deriva dal termine cecoslovacco “robota” che significa “lavoro pesante”, a sua volta la parola deriva dall’antico slavo e il termine significava con “servitù”.
Nel 1920 il termine robot viene usato a teatro da Karel Čapek dal titolo “I lavori universali di Rossum”.
Con il termine di robot si intende una categoria di macchine anche molto ampie, di macchine che eseguono azioni su comandi controllati dall’uomo, ma anche di macchine che sono completamente autonome secondo algoritmi codificati.
Tipologie di robot
- Mecanoidi: aspetto meccanico
- Zoomorfi: aspetto simile a quello animale
Definizione di interazione uomo-macchina
Nel concepire una macchina che abbia competenze sociale occorre capire anche quale atteggiamento gli umani hanno verso un robot. Come esseri umani tendiamo a umanizzare le macchine con cui abbiamo a che fare. L’interazione uomo-macchina è una disciplina che si di studiare, progettare e valutare l’interazione fra robot ed esseri umani, in varie situazioni e contesti d’uso.
Effetto Uncanny valley (effetto zombie)
La familiarità e la piacevolezza generata da robot antropomorfi aumenta al crescere della loro somiglianza con la figura umana. Siamo attratti da un essere come robot che ci somigliano, tuttavia quando questa verosimiglianza raggiunge dei livelli molto alti ci possiamo accorgere della falsità del robot, es: lo tocchiamo ed è freddo, allora nasce un sentimento di frustrazione chiamato appunto Uncanny valley. Quindi nel design del robot occorre fare attenzione a questo effetto, la familiarità deve poter reggere su tutti i piani.
L’effetto Uncanny valley è stato definito da Mashiro Mori nel 1970: l’estremo realismo produce un brusco calo delle reazioni emotive positive destando sensazioni spiacevoli come repulsione e inquietudine, occorre quindi dosare la verosimiglianza, senza spingerla troppo in avanti.
fonte uninettuno
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