2012-2022: 10 anni insieme!
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Progettare futuri sostenibili
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Sostenibilità e design

Parliamo di ambiente, tecnologia e progettazione delle relazioni che intercorrono tra la definizione degli ambienti e la tutela dell’ambiente naturale, della progettazione delle interazioni e degli artefatti e del ruolo delle tecnologie.

Ruolo trasformativo perché impattano l’attività ma anche un ruolo in qualche modo dovuto al consumo di risorse per la loro stessa produzione e messa in opera.

Ann Light ci propone già una lettura, un’interpretazione dell’interaction design con una finalità che non è soltanto quella di definire l’interazione con le macchine con le tecnologie, ma di definire le interazioni a 360° tra le persone, gli utilizzatori, le comunità e gli ambienti che dalle nostre tecnologie sono caratterizzati, sono contraddistinti.

In questo rapporto tra ambiente, tecnologia e progettazione ci proponiamo di partire dalla necessità di abbracciare un viaggio verso la rigenerazione di una maggiore equità.

Sostenibilità ambientale

Sostenibilità ambientale è una sostenibilità planetaria che spinge a pensare alla rigenerazione piuttosto che al consumo, all’equità piuttosto che alla distanza. Questo naturalmente può essere fatto senza tentare di conciliare ogni bisogno contraddittorio.

I problemi complessi possono essere affrontati integrando una molteplicità di istanze, alcune di queste si riveleranno in contraddizione tra di loro, ma nell’approccio progettuale questa complessità anche di contraddizioni dovrà essere colta e apprezzata, analizzata ma non necessariamente risolta.

Confrontandoci con la progettazione di futuri sostenibili non possiamo non mettere in discussione i valori che stanno dietro la nostra azione progettuale e che non potranno sempre aderire soltanto alla promozione del consumo e del profitto, ma soprattutto dovranno contemplare i valori di un benessere condiviso tra le persone, le comunità, ma soprattutto condiviso dentro a una prospettiva planet-centered quindi che tenga in considerazione anche le la sorte, il futuro e il presente del l’intero pianeta.

Human Computer Interaction sostenibile (SHCI)

La ricerca in Human Computer Interaction sostenibile (SHCI) affronta questioni come la gestione dei rifiuti, l’inquinamento e il consumo eccessivo di beni e di risorse.

Dal 2008 la ricerca nell’Human Computer Interaction sostenibile è interpretata come:

  • sostenibilità del design
  • sostenibilità attraverso il design

Gli studi sulla Human Computer Interaction e l’interaction design dentro al contesto della sostenibilità non sono nuovi.

Dal 2008 si cerca di studiare, analizzare e sviluppare soluzioni a problemi che riguardano la nostra quotidianità, ma soprattutto le conseguenze delle nostre azioni.

Lo studio parte dal cambiamento dei comportamenti individuali fino alla promozione, la divulgazione di comportamenti virtuosi, fino a strumenti che possano agevolare, supportare un mantenimento delle risorse della nostra contemporaneità.

Questo nel design prende queste due letture, la sostenibilità nel processo di design, nella progettazione, perché esso stesso sia sostenibile e la sostenibilità attraverso il design come un obiettivo da raggiungere.

La sostenibilità nel design riguarda l’uso di materiali o energie nella progettazione di prodotti interattivi. La sostenibilità attraverso il design considera come l’HCI può supportare il processo decisionale sostenibile.

In una prima accezione ci si preoccupa dei materiali che vengono utilizzati nei cicli di vita dei prodotti, l’utilizzo, la definizione di quale materiale, di quali energie di trasformazione e di quali metodi produttivi stanno dietro ai prodotti che noi oggi utilizziamo correntemente, prodotti di consumo, mentre la sostenibilità attraverso il design punta a supportare un cambiamento culturale di coloro che possono prendere decisioni e costruire delle politiche per il futuro sostenibile.

Il caso del cambiamento climatico

Il cambiamento climatico rappresenta un dominio entro il quale i designer si trovano ambiti specifici come la lotta contro l’innalzamento delle emissioni di carbonio.

Ma a quale costo se abbattere le emissioni significa incrementare le diseguaglianze socioeconomiche?

Il cambiamento climatico è il fenomeno con il quale più gruppi di lavoro di progettisti si sono misurati per andare a capirne la complessità, soprattutto per andare a trasformare i processi o le tecnologie.

Nel far questo non ci si può non chiedere il lavoro su un piano come quello della riduzione delle emissioni di carbonio come possa impattare o provocare delle conseguenze sul pianeta, sulle comunità sulle diverse società che esso impatterà.

Possiamo farlo partendo da un’area, quella dei sistemi socio-tecnici complessi, perché lo stesso Donald Norman che è uno dei principali studiosi e scienziati a livello mondiale dell’interaction design, dello Human Computer Interaction che ci propone la tutela dell’ambiente come uno dei principali problemi di natura socio-tecnica.

Nel suo lavoro partire dal 2015 Donald Norman, prova ad analizzare la complessità dei problemi socio tecnici che non riguardano soltanto un piano di lavoro, quello della cognizione umana, per esempio, piuttosto che quello dello sviluppo tecnologico, ma che provano ad articolare il progetto il design nella complessità delle relazioni tra componenti sociali e umane, componenti organizzative, comunitarie e componenti tecnologiche. Nel far questo Donald Norman ci propone nove principi fondamentali del DesignX.

Bisogni e caratteristiche delle persone + relazioni sociali

I primi che vediamo sono legati alla componente cognitiva e comportamentale. Donald Norman quando parla di problemi complessi di natura socio tecnica fa riferimento alla mancanza nel design dei sistemi della considerazione di questa componente, quanto debba essere centrale, debba rimanere centrale, il mettere i bisogni e le caratteristiche, le capacità delle persone al centro della progettazione.

Anche nel modo di farlo, nel provare a definire anche delle risposte comprensibili, delle risposte che siano specifiche per aspetti puntuali dell’interazione. La secondaria che ci propone Donald Norman è quella delle relazioni sociali, politiche ed economiche che i sistemi socio tecnici implicano, quindi quali sono e quali debbano essere le discipline da coinvolgere nella progettazione dei sistemi socio tecnici, discipline che hanno più prospettive, ma anche una ricchezza di metodi e di metodologie di lavoro che, se integrate, possono supportare il lavoro del progettista.

L’altra area di principi, invece, naturalmente, riguarda delle questioni tecniche e tecnologiche. Qui Donald Norman fa riferimento ad aspetti che variano tra considerare quelle che sono la natura delle relazioni, quindi di non linearità, di non causalità diretta tra quegli eventi che accadono in uno dei componenti, ad esempio, relativamente all’esperienza personale e il modo in cui impattano sugli altri componenti quindi sul piano tecnico o sul piano del contesto socio economico. Non c’è una linearità, molto spesso le relazioni sono impredicibili e possono portare a degli elementi ignoti come nella stessa definizione dei problemi X che rappresenta la variabile ignota. Questa considerazione dei propri processi dei problemi socio tecnici complessi è quel contesto di riferimento nel quale possiamo incominciare a parlare di un approccio alla sostenibilità che sia olistico. Olistico perché integra una sostenibilità a livello cognitivo, a livello sociale, a livello collettivo a livello ambientale. Proponiamo di integrare in questa prospettiva progettuale, i metodi, le conoscenze e anche i risultati che in tutti questi diversi livelli si stanno raggiungendo. Solo questa integrazione potrà darci delle risposte valide nel design dei sistemi a sostegno della sostenibilità, una sostenibilità a tutto tondo
Al termine di questo argomento proponiamo come spunto di riflessione qual è il rapporto tra sostenibilità e design.

Sustainable UX

Sustainable UX significa una user Experience sostenibile e l’esperienza diventa sostenibile proprio se quegli aspetti di cognizione umana sono tutelati, sono considerati, ma anche se la nostra esperienza nel mondo in cui viviamo è sostenibile perché propone soluzioni intelligenti e che possano spingere il progresso con questo valore di sostenibilità.

Lo facciamo partendo da Pluriverse design che è una un approccio più di natura filosofica di Arturo Escobar.
Il Pluriverse design è un’accezione della progettazione orientata alla pluralità, viene indicata da Escobar come il processo di trasformazione del design che, invece che rimanere appannaggio di esperti come un processo gestito da esperti su degli oggetti o dei servizi dentro a un ordine costituito, diventa una pratica di design partecipativa, che è orientata alla relazione alla costruzione della socialità, che è situata e che è aperta a una pluralità di soluzioni.

Anche a quelle soluzioni che oggi non possono essere nemmeno immaginate, ma che portano a concepire un nuovo modo di essere, un nuovo modo di produrre e di consumare le nostre risorse.

Il Pluriverse design ha un riflesso operativo anche nell’ambito del design delle interazioni come dice Ann Light.
Questo è un passaggio del 2022, dove il design delle interazioni, viene concepita con un’accezione più ampia di impatto culturale dove sono proprio gli obiettivi dell’agire progettuale che devono virare verso processi rigenerative e verso una un caring, un prendersi cura dei bisogni non soltanto dell’individuo, ma anche dei gruppi, delle comunità e dell’ambiente come vogliamo proporre in questo approccio.

Sustainable UX quindi è pensare alla progettazione di esperienze digitali sostenibili e farlo applicando un approccio olistico che integra la cognizione, la socialità, la collettività e l’ambiente.

Quattro principali sfide per il designer delle esperienze digitali sostenibili

Sfida 1: resilienza

La prima challenge è pensare unitamente alle persone e al pianeta in un approccio people-planet, il design di servizi, prodotti, sistemi rigenerativi che supportino un’economia virtuosa per le persone, per l’ambiente.

L’integrazione dei bisogni individuali e dei bisogni ambientali ci porta a cercare di armonizzare le nostre scelte progettuali nell’approccio dello Human centered design c’è stata tradizionalmente una focalizzazione sugli aspetti legati alla persona, all’utente, al consumatore finale. La prima sfida che ci troviamo a discutere è proprio come si può trovare un bilanciamento tra la persona e l’istanza planetaria, l’istanza ambientale.

Troppo a lungo abbiamo orientato la nostra azione Human Centered Sono da ripensare le relazioni tra le persone la tecnologia, il pianeta non più lineari ma di interdipendenza. La resilienza, I prodotti e i servizi sono resi disponibili nei tempi, nei luoghi e nelle situazioni laddove le persone maggiormente ne avranno bisogno.

Se consideriamo la progettazione di servizio e di prodotto orientata a questo equilibrio sistemico lo dobbiamo fare anche progettando i tempi dell’interazione perché il sistema abbia una sua resilienza. Abbiamo detto dell’attributo della sostenibilità, entriamo adesso in un attributo che descrive questo approccio che è quello della resilienza per andare a rispondere ai bisogni nel momento in cui essi emergono sempre in un’ottica conservativa o rigenerativa, e questo nella progettazione soprattutto dei servizi delle esperienze lo possiamo toccare. Ogni esperienza ha una sua struttura che si sviluppa nel tempo e i touchpoint, i momenti di contatto con il nostro prodotto si possono attivare e quindi possono portare dietro di loro il consumo di energia e il consumo di risorse soltanto quando questo si rende necessario e questo fa del sistema un sistema resiliente.

Sfida 2: inclusione

Vediamo adesso la seconda challenge, il design inclusivo deve diventare un must. Oltre il reference man, la figura stereotipica, progettare soluzioni che riguardano l’intera comunità con inclusione di persone con una varietà di background culturali, età, abilità mentali e fisiche, appartenenza a gruppi sociali e minoranze. L’inclusione sociale e il design inclusivo non possono non essere affrontati nell’ottica dell’approccio olistico alla sostenibilità. Una soluzione è sostenibile anche perché non lascia indietro nessun membro delle comunità per le quali si progetta e che considera le caratteristiche, le esperienze e i vissuti di ciascuno dei membri. Nel design siamo abituati ad astrarre, a generalizzare le informazioni sugli utenti e a farli diventare degli utenti ideali e di riferimento. Il design inclusivo ci ricorda come andare oltre per sviluppare un design accessibile, inclusivo e sostenibile, rimuovere le barriere all’accesso all’informazione ai servizi, ampliare la prospettiva di inclusione, rendere longeva e significativa l’esperienza. Ecco qui tracciato il legame tra soluzioni che siano accessibili, ma anche inclusive e sostenibili ad ampio raggio.

Sfida 3: ergonomia

Vediamo adesso la terza challenge: ripensare i principi di ergonomia. Abbiamo parlato di mettere l’uomo al centro insieme al pianeta, di farlo con una prospettiva inclusiva ma di farlo anche ripensando il ruolo dell’ergonomia alla progettazione con in mente i limiti, le abilità e bisogni della persona. Come già proposto da Donald Norman, la cognizione dei fattori umani rappresentano uno dei pilastri dell’agire progettuale sostenibile soprattutto rispetto a temi come il sovraccarico informativo. Tutte le nostre capacità cognitive vengono alterate dalla quantità di informazioni a disposizione, quelle percettive e quelle di ragionamento, i processi di apprendimento, quelli di scelta e di valutazione. Pensando a esperienze digitali sostenibili, non possiamo prescindere da fenomeni come il sovraccarico di dati sovraccarico, di informazioni o di esperienze digitali. Se da una parte lo possiamo riscontrare in letteratura come un fenomeno che pervade soprattutto gli scenari di interazione e di digitalizzazione dal 2015 fino ad oggi, dall’altro questo fenomeno deve essere impattato, compreso e trasformato in un’ottica di sostenibilità.

Sfida 4:

Vediamo adesso la quarta challenge che sposta l’attenzione sul la costruzione di un Web sostenibile. Se Internet fosse rappresentato come una nazione sarebbe settimo nella classifica sull’inquinamento. Inquinamento dei media, dai siti Web alle cripto monete, Internet consuma enormi quantità di elettricità in datacenter, reti di telecomunicazioni e device utente. Il Web sostenibile può realizzarsi se gli ambiti di progettazione dei servizi Web, fino a quelli più evoluti, mi riferisco alle blockchain o alle cripto-valute considerano i consumi in termini di elettricità, di infrastruttura, dentro alla prospettiva progettuale, dentro a quelle analisi di costi e di benefici che le soluzioni arrecano. Questo è fondamentale anche rispetto al comportamento individuale. Affamati di dati, il comportamento individuale, la fame di dati dalle piattaforme di streaming video fino ai torrent e al cloud manufacturing. Il contesto nel quale ci troviamo a sviluppare questa riflessione, il contesto nel quale ciascuno di noi e nelle società occidentali, soprattutto, vive l’esperienza di stretta e continua interazione con i dati. Che noi ce ne accorgiamo meno, il nostro riferimento alle informazioni, alle componenti informative su più servizi, dal lavoro, al meteo, all’intrattenimento, alle nostre attività quotidiane, chiamano in causa risorse computazionali per il calcolo, ma anche risorse per la rappresentazione e quindi legate alla visualizzazione dei dati e delle informazioni. Non soltanto nella nostra nostra vita quotidiana, ma anche nei processi industriali dove fenomeni come il cloud manufacturing si stanno affermando per la trasformazione digitale dei processi industriali, la trasformazione e il controllo. Ecco sono tutti aspetti che nella progettazione di strutture e servizi Web sostenibili devono essere compresi, come dicevo prima, e anche trasformati dall’azione progettuale.

Critical e Speculative Design

Quali sono allora i metodi, le direzioni da seguire per progettare futuri sostenibili.

I futuri alternativi

Nel design speculativo e critico, questo approccio di proiezione al futuro ha l’obiettivo di produrre nel design visioni alternative alla realtà attuale, visioni che hanno uno scopo, di conferire una pluralità al pensiero del progettista, di ispirare un pensiero nuovo oppure di supportare la critica al sistema attuale e, in ogni caso, di fornire delle alternative ad esso.
Soprattutto nell’approccio del design speculativo questo è centrale. Design speculativo perché immagina visioni future della realtà attuale e vi disegna il percorso per realizzarle, per renderle effettive.

Il critical design

Il critical design è un approccio fondato da Anthony Dunne e Fiona Raby, raggiungono la missione del design in generale, quella di creare esperienze alternative e questo approccio alla sostenibilità che abbiano una validità su più livelli, quello esperienziale, quello tecnologico e quello ambientale e lo fa pensando proprio a come il design può costituire il motore di questo cambiamento.

Lifecycle of Imaginaries

Lo vediamo in questo metodo del Lifecycle of Imaginaries che significa il ciclo di vita dei futuri e immaginari, delle visioni future che siamo in grado di immaginare. Si parte dall’attuale, definire le coordinate per le dinamiche individuali, sociali, culturali, politiche, storiche, tecnologiche e dinamiche della vita contemporanea. Nel design speculativo il punto di partenza è comunque lo studio, la ricerca sull’attualità, su quelle caratteristiche dello scenario contemporaneo.

L’attuale ci serve per incominciare a lavorare sull’immaginario e definire le speculazioni su un aspetto particolare che viene estrapolato per creare una versione modificata del mondo o dei manufatti e delle prove di questa nuova versione. Nella fase della costruzione dell’immaginario si lavora su singole variabili di uno scenario per andare a introdurre dei cambiamenti, delle varianti progettuali.

Le varianti progettuali proiettano già la realtà, lo scenario attuale in uno scenario futuro di cambiamento. Il mondo futuro che si crea è il vettore che guida l’estrapolazione, agisce per conto di particolari agende o interessi con lo scopo ultimo di influenzare aspetti del mondo futuro. Il mondo futuro si può pensare, in questo approccio progettuale, come un vettore, come quel percorso fatto di passaggi in una prospettiva lineare che portano ad avvicinare la mia immaginazione, il mio scenario futuro, a come si potrà effettivamente realizzare, a come si potrà implementare. Questo vettore implica la considerazione di tante questioni che riguardano aspetti sociali, culturali, politici, economici.
Questi diversi movimenti tra la ricerca sulla contemporaneità, l’immaginario futuro e come possa essere portato alla realtà costituiscono le tre principali fasi del ciclo di lavoro.

In copertina Foto di Melissa Askew su Unsplash

fonte uninettuno

Pubblicato
30 Marzo 2023
Matteo Mannucci
Matteo Mannucci
Owner MaMaStudiOs
Digital Designer, Full Stack Web Developer,
Dr. Informatica umanistica, Dr. Discipline Psicosociali, Poeta
Adoro la montagna dove mi piace trascorrere il mio tempo libero, facendo passeggiate
o correndo nei boschi, per seguire o tracciare nuovi percorsi

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